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Perchè sono diventato un Annis Del Mar

Lo premetto, mentre scrivo scorre in cuffia la ballata country The Wings della colonna sonora del Film. Sì perché può capitare in una sera d’estate nemmeno troppo calda, che su un canale satellitare emergente (e promettente almeno nelle scelte) compaia “I Segreti di Brokeback Mountain”, con la sua carica omo-country inevitabilmente malinconica e i suoi paesaggi del Wyoming spettacolari, quanto amari (che pure non esistono nella realtà)!

E sebbene il film fosse giunto pigramente all’ultima mezzora e la parte omeorotica sottesa, strisciante ma timidamente espressa da AngLee si fosse consumata già nella prima parte, l’ultima parte, quella veramente triste, è riuscita ancora a colpire nel segno, riportandomi all’ovile della memoria, come una delle pecore di Annis Del Mar.

jakiSaranno state le musiche, saranno stati gli occhi blu di Jake Gyllenhaal, o le larghe spalle del compianto e defunto Ledger a lasciarmi un’ “impronta dura nel cuore”, come quella di uno stivale del Cowboy Jack Twist, eppure, mentre Annis Del Mar rimpiangeva il compagno/amico amato, amore ma mai vissuto per codardia,ottusità e misantropia, ho ripensato a quanto i tempi cambiano e a quanto, ancora più incredibilmente, mi sia trasformato in un piccolo Annis Del Mar, io che ero un Jack Twist senza rimorso.

annis1Era il 2006 quando Brokeback uscì nelle sale. Avevo già letto il libro della Annie Proulx (decisamente più commovente nella sua brevità) , era il mio primo vero anno di singletudine, ed ero rampante e speranzoso. Come il Jack Twist del film credevo che l’Amore fosse coraggioso, che le speranze di costruire qualcosa di alternativo fossero possibili, che “valeva la pena” come si sottolinea nel film, vivere qualcosa di unico e abbattere i muri delle persone. Per questo la figura di Annis del Mar risultava per me triste e lontanissima. E quando aveva perso tutto, nel suo amaro pianto solitario con la camicia stretta dell’amico, intrisa di sangue sulle maniche, ero solito pensare che un po’ se lo era meritato.

Che quelli lì, quelli senza coraggio, se lo meritano di stare da soli a piangere per quanto si sono lasciati sfuggire, per la loro pigrizia emotiva e la loro difficile propensione a vivere secondo il loro cuore .

annis2Non tanto poi per la codardia (come non giustificare la paura di dirsi omosessuale negli anni ’60), quanto per quella misantropia ostinata, quella scelta di restare chiusi solo dentro se stessi, incapaci di aprirsi con chiunque. E ne conosco tanti di Annis del Mar. Alcuni li frequento ancora, altri sono lontani ormai da me.

Eppure ora, dopo dieci anni, sento di essere più vicino di quanto mi aspettassi a quella figura, ad Annis del Mar. Non fraintendiamo. La mia vita sentimentale a differenza della sua è appagata e felice. Non ho scelto di non amare, anzi. Ho vissuto tutto senza vergognarmi di nulla.

Ma sono diventato un Annis Del Mar più in generale con i miei affetti. Annis del Mar non amava esternare le sue emozioni né viverle pienamente. Preferiva allontanarsi da tutto e vivere le proprie assenze da solo. Indurirsi come la pietra delle montagne, anche a costo di rimpiangere le scelte fatte. Non c’è un vero perché, lo si può dare ai contesti di vita, o all’evoluzione naturale della vita e degli affetti.

Eppure ora sono divenuto anche io un po’così. Ho scelto di chiudere i conti con tante persone. Ho fatto dei passi avanti amari. Non mi sono voltato indietro verso quei paesaggi ameni che ritraevano me stesso felice e coinvolgente. E spesso sento di non voler vedere nessuno del mio passato, di restare solo in una baita, o in una roulotte con me stesso e basta. La misantropia.

annis3Ma poi, quando uno si lascia andare ai ricordi, complice una canzone triste, capita come ad Annis, di stringere una camicia di ricordi. Ma non quelli di quelle persone lasciate indietro, quanto del mio me stesso del 2006, quello più spontaneo e coraggioso, quello meno misantropo e arrabbiato. Quello che perdonava e tornava a Brokeback nell’inverno, con la scusa delle pecore, per tentare un avvicinamento ancora, anche con chi, amico o conoscente, non se lo meritava proprio .

Quel me stesso, quello, quel Twist è un uomo da cui non potrò ritornare indietro mai più. Un uomo che mi manca, su fotografie appese nella mia memoria, fra uno strimpello di chitarra ed un motivetto country che ascolto ancora ora, con una grande amarezza di sottofondo ed una sottesa codardia che si mescola nella misantropia di un whisky immaginario, bevuto da solo .