La prima cosa bella…è il film di Virzì

La prima cosa bella
-Virzì firma una commedia dolceamara sull’amor filiale-

La prima cosa bella è il nuovo film di Virzì ed un verso di una famosa canzone di Nicola di Bari, che coi suoi pezzi scanzonati ed un tantino tamarri, firma l’insolita colonna sonora di questa commedia all’italiana impregnata di significato e di ironia.

Alternando il passato a presente, si racconta di questa famiglia toscana divisa dalle voglie di una giovane madre, di  fare l’attrice: frenata dal marito, rapisce i due figlioletti e cerca il modo di sfondare senza riuscirci.
I figli seguono la madre, una bravissima Ramazzotti, e passano da una sistemazione di fortuna all’altra. Tornati alla casa del padre, che nel frattempo si è avvicinato alla inflessibile e rigida sorella della moglie, continuano a desiderare la madre che per un pò si allontana per poi riavvicnarli gradualmente.
Quando il padre morirà la famiglia, nel frattempo cresciuta si riunirà. Nel presente, invece, si vive il dramma personale della madre una splendida Sandrelli in piena forma, orami in età avanzata, e vicina alla morte a causa di un cancro che però la debilita lentamente, lasciandole la possibilità di recuperare il rapporto coi figli, ormai grandi.
Il maggiore, interpretato da Mastrandrea, è un professore piuttosto depresso che racchiude in sè tutte le insicurezze dell’epoca moderna, emblema degli adulti pigri e incapaci di impegnarsi, anche in un rapporto.
L’altra figlia, pur sposata con figli è profondamente infelice e insicura e vive una specie di sottesa e nervosa attrazione con il suo capo, alle spalle del petulante marito.

Il film, che si chiude con l’inevitabile epilogo della morte della Madre, eppure è un crescendo gioioso e di sentimenti.
Non si arriva mai alle lacrime, perchè nel momento in cui il patetismo potrebbe prendere il sopravvento, Virzì prontamente antepone le stramberie dei suoi personaggi, nervosi, come le mani che stringono le loro sigarette mai finite, sintomo di una incredibile incapacità di vivere una vita coraggiosa, senza sentirsi schiacciati dalla figura della madre.
Quest’ultima infatti, con la sua provocante sensualità, già da giovane aveva oscurato le personalità dei figli.
Eppure su tutto, nonostante il caotico passato, su tutti questi personaggi pesano i legami familiari come macigni.
L’affetto filiale è immutato, e vale tanto per la figura della mdre, pur nella sua prepotente sensualità ed egocentrismo, che del padre, nella sua fredda condivisione dei problemi del figlio maggiore.
Così come i rapporti filiali legano i componenti in età adulta, fino alla morte dell’amata odiata madre, che tenta di "svegliare i suoi figli".

La morale
Il film insegna che c’è sempre tempo per cambiare. Insegna che l’amore filiale aiuta e protegge, ma anche da adulti può servire a comprendere la vera natura di se stessi, che resta immutata, seppur  si cresce e si affontano sfide sempre nuove.
I due figli adulti non sono altro che le proiezioni delle loro insicurezze di bambini. La madre insegna loro che c’è sempre un domani che si affronta con una canzone gioiosa, anche se ti trovi a vivere in una catapecchia di fortuna e non sai cosa ne sarà di te domani.
"La prima cosa bella è il tuo sorriso" ammette scanzonato Nicola di Bari, facendo intendere che l’eredità ultima di una madre provocante non è lo schiacciamento delle personalità dei figli, ma lo sprone a vivere i giorni come se fossero gli ultimi, realizzando i propri sogni, anche se difficili, anche quando si è spaventati e ci si sente terrribilmente soli.

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